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CONSANGUINEITÀ

Uno dei parametri più importanti per valutare l’idoneità alla riproduzione di una fattrice è il suo valore di consanguineità intrinseco o coefficiente d’inbreeding (COI) ed il suo valore nella prole generata, attraverso il test mating dell’accoppiamento programmato.

Questo può influenzare sia le dimensioni della cucciolata e incidere sull’aumento delle patologie indesiderate come conseguenza dell’effetto dell’omozigosi che nel susseguirsi delle generazioni diventano vere e proprie patologie di razza.

Nel cane di razza infatti le decisioni di allevamento sull'accoppiamento di individui strettamente imparentati sono motivate dalla necessità di ottenere il fenotipo o i tratti comportamentali desiderati, secondo i dettami dello standard di razza ed in un tempo generazionale, relativamente breve; ciò può portare in controtendenza con il fenotipo desiderato una riduzione della taglia ma sopratutto ad una riduzione della fertilità. Questa condizione infine porta nel tempo ad una sempre maggiore diminuzione della variabilità genetica, riversando il suo effetto sulle generazioni successive rendendo esponenziali tali condizioni in antitesi con il concetto di selezione, portando ai cosiddetti “colli di bottiglia” che rappresentano una reale emergenza, limitando od impedendo la sostenibilità dell’allevamento di quella razza nel futuro.

L’effetto sulla dimensione della cucciolata può essere ridotta con valori di consanguineità (COI) alti, condizione che spesso non soddisfa le esigenze dell’allevatore, per contro la cucciolate numerose incidono direttamente sulla probabilità di sopravvivenza dei cuccioli alla nascita e sulla loro vitalità.

La riduzione della taglia per effetto della consanguineità può incidere nella selezione, in quanto le femmine di maggiori dimensioni della stessa razza, hanno una capacità uterina maggiore e sono in grado di accogliere più feti, presentare un minor rischio di atonia o inerzia uterina e distocia al parto, manifestando con sempre maggiore frequenza un travaglio prolungato ed un parto languido, con maggiori rischi sulla vitalità dei cuccioli alla nascita, infatti l’ultimo cucciolo è quello a più alto rischio. Il rischio di distocia aumenta significativamente con l’età (dopo i 6 anni) e con la razza.

Questi aspetti sono particolarmente evidenti nelle razze brachicefale, nelle quali la riproduzione senza accoppiamento assistito e taglio cesareo programmato è oggi quasi irrealizzabile. Concentrarsi sull'allevamento solo per l'aspetto desiderato suscita oggi molta preoccupazione nel pubblico, il che, si spera, porterà a una migliore consapevolezza e ad un allevamento di cani più responsabile in futuro.

Da segnalare anche l’utilizzo di test genetici, per monitorare l’insorgenza delle patologie ereditarie di razza e di mutazioni nuove che non possono essere escluse con livelli di consanguineità medi alti e molto alti in alcune razza. Oggi, il problema della selezione si basa principalmente sull'approccio responsabile del proprietario, e qualsiasi azione poco ponderata può portare alla perpetuazione di tratti dannosi per la salute dei cani e al restringimento del loro patrimonio genetico.

È opportuno rilevare, per fornire un contributo realistico al problema estensivo nell’uso della consanguineità nella selezione del cane di razza che numero delle condizioni patologiche indesiderate di origine genetica specifiche della razza è aumentato di oltre il 100% tra il 2013 e il 2020. Per questo motivo la gamma di test dedicati alla loro identificazione è in costante crescita. Tra le 10 razze per le quali la disponibilità dei test è maggiore, ci sono Labrador Retriever, Beagle, Pastore australiano, Pastore tedesco, Barboncino standard e nano, Golden Retriever, Collie, Pembroke Welsh Corgi e Bassotto.

Indicazioni dettagliate sulla gamma di test genetici per individuare le malattie ereditarie disponibili nel panorama mondiale e sul loro corretto utilizzo, possono essere ottenute online sul website Database DNA Test WSAVA-PennGen, che fa parte di “Un progetto del Comitato per le Malattie Ereditarie della WSAVA.


La predisposizione genetica gioca un ruolo importante nel determinare la suscettibilità del cane alle malattie autoimmuni. Questo è particolarmente evidente quando sono diffusi i livelli di consanguineità media di razza che possono incidere sulle performance del sistema ereditario dei soggetti frutto di questa selezione.

Il sistema immunitario viene ereditato nella sua interezza (cioè il cucciolo eredita un sistema immunitario completo dal padre e un sistema immunitario completo dalla madre). Quanto più diversi sono i sistemi immunitari completi del cucciolo, tanto più forte sarà il suo sistema immunitario. I geni MHC codificano per proteine ​​che rilevano gli agenti patogeni ed etichettano le cellule infette in modo che il sistema immunitario possa distruggerle. Più diversi sono i geni dell’MHC, più agenti patogeni possono essere riconosciuti e quindi più forte è la funzione immunitaria.

Di seguito alcuni esempi.

Effects of Dog Inbreeding on the Immune System 0



Fonti:

BY JOHN LIEU ON JULY 23, 2014 DOG SCIENCE, PET HEALTH

Oliwia Uchanska, Małgorzata Ochota, Maria Eberhardt, Wojciech Nizański

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